“Chi sei tu, lettore?”: la poesia sull’immortalità della letteratura

Chi sei tu, lettore?” è una poesia di Rabindranath Tagore. Tagore parla ai suoi posteri, a coloro che leggeranno le sue parole tra cent’anni o quelli che le stanno leggendo ora.

In questo modo sottolinea immediatamente una caratteristica fondamentale della poesia e delle parole scritte: l’immortalità. Possono passare gli anni, possono cambiare le persone il mondo con esse, ma ciò che è scritto non può cambiare. Per questo Tagore, attaccato alla sfera spirituale delle nostre vite, chiede: “chi sei tu, lettore?”

Non potendo lasciarci una fotografia delle sue giornate o del sole, del cielo, sotto i quali lui vive, sceglie di descriverci tutto ciò. Invita il suo lettore a fare uguale, a cogliere e a rubare con gli occhi i dettagli del mondo, per non perderne mai la memoria. La poesia si fa portavoce di luoghi lontani e immagini del passato, vive ancora oggi nei nostri giorni.
L’input che vuole darci Tagore è che con la poesia tutto prende una forma diversa, ci ricorda che lettura ci unisce e ci rende sensibili alle essenza più profonde.

Chi sei tu, lettore? La poesia

Chi sei tu, lettore che leggile mie parole tra un centinaio d’anni?Non posso inviarti un solo fioredella ricchezza di questa primavera,una sola striatura d’orodelle nubi lontane.Apri le porte e guardati intorno.Dal tuo giardino in fiore coglii ricordi fragranti dei fiori svanitiun centinaio d’anni fa.Nella gioia del tuo cuore possa tu sentirela gioia vivente che cantòin un mattino di primavera,mandando la sua voce lietaattraverso un centinaio d’anni.

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